Psicopatologia dell'abortismo

La concezione che gli abortisti hanno di vita umana potrebbe essere molto simile a quella che si ha di automobile, ossia come se un essere umano fosse un assemblato di pezzi che solo una volta montati danno il prodotto finale.
Così come le parti che compongono un'automobile non sono un'automobile finché non sono montate allo stesso modo un essere umano non sarebbe umanamente "compiuto" finché non presenta alcune caratteristiche che, a detta degli abortisti stessi, sarebbero fondamentali per poter attribuire a un insieme di cellule la qualifica onorifica di "essere umano".
A prescindere dall'autoreferenzialità degli abortisti secondo i quali le loro stesse definizioni costituirebbero le basi di certezza per l'umanità di un organismo, c'è da dire che ciò è ontologicamente sbagliato in quanto è più che certo che un organismo umano non si forma da un assemblamento di parti ma è un ente unico e completo dal concepimento fino alla morte in tutte le sue fasi di vita e in tutte le forme che tali fasi della sua esistenza assume.
Uno zigote non è meno umano di un uomo di quarant'anni così come un ragazzino di dodici anni non è meno umano di un ragazzo di vent'anni. Un embrione di quaranta giorni non è meno umano di un giovane di venticinque anni così come un giovane di venticinque anni non è meno umano di un vecchio signore di ottant'anni e via dicendo.

E' ovvio però che gli abortisti negano una tale realtà delle cose in quanto poco consona alle loro esigenze. Negano l'essenza centrale e la sostanza principale del discorso inerente la vita umana e si aggrappano a elementi del tutto secondari e conseguenziali con le fasi di sviluppo in cui un uomo si trova.
In psicanalisi questo loro modo di fare viene definito col termine di rimozione. Cos'è la rimozione? Vediamo la definizione di questo termine utilizzato in campo psicologico: http://it.wikipedia.org/wiki/Rimozione


In psicologia, la rimozione è un meccanismo psichico che allontana dalla coscienza desideri, pensieri o residui mnestici considerati inaccettabili e insostenibili dall'Io, e la cui presenza provocherebbe dispiacere.
Insieme ai concetti di proiezione (vedi anche transfert) e inconscio, la rimozione è uno dei cardini del pensiero e della prassi psicoanalitica. L'inconscio stesso per la psicoanalisi si costituisce in massima parte come conseguenza della rimozione.

Ma anche: http://www.treccani.it/enciclopedia/inconscio/


In psicanalisi, S. Freud diede particolare importanza alla sfera inconscia della vita psichica, concependo un i. in senso sistematico (sistema inconscio , sottoposto al processo psichico primario), che non può essere reso cosciente a volontà e che è costituito da un’attività originaria e arcaica (l’Es) e da ciò che è stato oggetto di rimozione. Proprio il concetto di rimozione consente di intendere l’i. come il luogo delle tendenze pulsionali che non vengono vissute in modo cosciente, pur influenzando il comportamento e sovente estrinsecandosi in sintomi neurotici. Alla concezione freudiana delle pulsioni inconsce si contrappone quella di C.G. Jung, che distingue un i. personale (oblio, repressione, vissuto subliminale, capacità e disposizioni non sviluppate sufficientemente) e un i. collettivo : in questo, indipendentemente dall’esperienza individuale, si sono depositate le esperienze originarie dell’umanità, come disposizioni di base per le pulsioni e per l’afferramento della realtà.

Per scaricarsi gli impulsi inconsci utilizzano quel processo definito transferthttp://it.wikipedia.org/wiki/Transfert

Il transfert (o traslazione) è un meccanismo per il quale ogni individuo tende a spostare schemi di sentimenti e pensieri relativi a una relazione significante su una persona coinvolta in una relazione interpersonale attuale. Il processo è largamente inconscio, il soggetto non comprende completamente da dove originino tali emozioni, sentimenti e pensieri. Il transfert è fortemente connesso alle relazioni oggettuali della nostra infanzia e le ricalca.


In psicanalisi, t. è il processo di trasposizione inconsapevole, durante l’analisi e sulla persona dell’analista, di sentimenti e di emozioni che il soggetto ha avvertito in passato nei riguardi di persone importanti della sua infanzia.

Sarebbe a dire affossare un concetto e sostituirlo con rappresentazioni secondarie su cui se ne sposta l'importanza.

Negare l'essenza ontologico-esistenziale della biologia dell'essere umano che ne fa un essere unico e imprescindibile fin da quando è stato concepito e spostare tale essenza su elementi secondari, conseguenti  e non costituenti l'essere del vivente umano facendo di questi aspetti secondari e conseguenti il costituente, appunto, dell'essere vivente umano. Questo perché non sarebbe conveniente e forse psichicamente "traumatico" l'ammissione della logica realtà delle cose. Molto più conveniente attuare questo processo di rimozione-transfert che accontenta le loro pretese di diritti esterni sulla vita degli esseri umani esistenti in una fase di vita prenatale.


Commenti

  1. Perchè secondo te una femminista considera il bambino una cosa sua... che possiede?
    Lo chiedo anche perchè molte volte mi è stato detto dalle stesse femministe "La donna non è una gallina ed il bambino non è un uovo."
    Poi se si pensa, nella maggior parte dei casi si difendono con il dire "Sfruttamento del corpo delle donne" il partorire.
    Che ne pensi di tutto questo? E' giusto che il bambino sia considerato una cosa delle donne? Con questo ovviamente si priva automaticamente il padre dei suoi diritti...
    Jan

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    1. Penso che né il padre né la madre abbiano dei diritti sui loro figli. Entrambi hanno dei doveri nei loro confronti.

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  2. secondo me nessuno contesta che l'aborto è una trauma con tutte quelle conseguenze che scrivi tu, sicuramente non è una passeggiata

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    1. Non è una passeggiata solo per chi si fa scrupoli etici.
      Il fatto che biologicamente sia un essere umano sia dal concepimento è ovvio, lo dice la biologia stessa, ma da qui al farsene un problema nell'eliminarlo c'è il passaggio attraverso la "morale": c'è chi da la precedenza alla morale e chi da' la precedenza alla sua volontà e comodi... detto altrimenti: prende atto che si tratti di omicidio e se ne infischia, di fronte ai suoi comodi la morale cessa di esistere.
      Non stiamo a farne una faccenda complicata dove invece la cosa è semplicissima.

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