Lettera ad Aspenia

Egregi signori, sono entrato in possesso, attraverso regali e prestiti da parte di un mio caro amico, di alcuni numeri della vostra rivista che ho letto senza esitare.
Devo dire che l’ho trovata molto seria e ben fatta con firme prestigiose e argomenti affrontati con rigore. Questo per quanto riguarda vari numeri tranne uno: il n° 75 del 2016.
Per questo numero vorrei fare un discorso a parte o, meglio, sulla parte. Mi riferisco a una delle due parti in cui è suddiviso. La prima, quella dedicata all’ascesa di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti d’America, non tradisce lo spessore e la statura del vostro periodico con tanto di ottimi articoli di varia impostazione che valutano criticamente questo evento.
Ma la seconda parte… che dire? Sembra uscita da uno spinellato centro sociale con tanto di voci che cantano all’unisono la stessa sbobba che siamo costretti a sorbirci da decenni. Ci mancava solo una delle solite stucchevoli filippiche contro il solito “patriarcato” e il quadro sarebbe stato completo.
Alcuni articoli, poi, erano al limite, se non oltre, del delirio, come quelli di Ritanna Armemi e Giulia Bongiorno.
E tra costruzioni ideologiche arbitrarie su presunti poteri “maschili” (come se un potere in mano a uno 0,1% di uomini – ammesso che si tratti di soli uomini – possa essere poi esteso a miliardi di uomini che non hanno neanche il potere sul telecomando della TV…) e “profonde convinzioni”, sostenute da quelle che sembrano più chiacchiere da bar che non vere argomentazioni rigorose,  il prestigio della vostra rivista è calato di non pochi punti.
La cosa passa dal “comico” (si fa per dire) al tragico. Dal comico quando si parla di una fantomatica “rappresentanza femminile” come se la categoria “donne” fosse un movimento, un’organizzazione o magari una specie di gruppo etnico-religioso. Come se un deputato o un senatore, maschio o femmina che sia, non rappresentasse la nazione ma il sesso a cui “appartiene”.
Ma c’è anche del tragico nella strumentalizzazione politica, mediatica e ideologica di alcuni fatti di cronaca nera. Mi riferisco a quelli etichettati col disgustoso nome di “femminicidio”.
Io poi non oso immaginare se un “maschilista” (come quasi sicuramente sarà etichettato il sottoscritto) osasse avanzare il sospetto che i cosiddetti “femminicidi” (circa 400 casi l’anno su una popolazione di 60 milioni di anime è una vera ecatombe, non c’è che dire!) potrebbero essere dovuti  allo squilibrio che si è creato nel rapporto tra i sessi proprio per via della caduta dei tradizionali ruoli e anziché insistere e persistere sulla strumentalizzazione ideologica di tali casi al fine di propagandare e perseguire piani di forzature “paritarie” (che poi tanto paritarie non sono ma le si vogliono far passare per tali) si dovrebbe indagare sul senso di smarrimento nell’ambito delle famiglie e di vuoto che si è creato nella psiche di molti uomini… apriti cielo!
Certo le distorsioni delle “quote di genere” e altri provvedimenti spesso di dubbia costituzionalità (vedi, per esempio, le proposte di diversa tassazione sul reddito e diverse tariffe universitarie sulla base del sesso che urta palesemente col principio di uguaglianza sancito dall’art. 3 della Costituzione senza possibilità di escamotage come per le… “quote di genere”) sono dovute al fatto che si è pregiudizialmente stabilito che esisterebbero distorsioni culturali. E questo a sua volta perché si è pregiudizialmente stabilito che in una società veramente paritaria in ogni settore che fa comodo alle donne (si parlasse mai di cave minerarie e cantieri edili…) quelli femminili dovrebbero costituire almeno il 40% dei deretani che occupano le poltrone.
Certo che se ci sono più laureate donne è perché le donne sarebbero più capaci mentre se ci sono più uomini nelle discipline ingegneristiche e matematiche è per via di… pregiudizi culturali.
E via con doppiopesismi e concetti pregiudizialmente stabiliti per… combattere i pregiudizi. Sarebbe a dire combattere pregiudizi con altri pregiudizi, vere o presunte discriminazioni con altre discriminazioni… veramente geniale tutto questo!
E chissenefrega poi del fatto che 100 milioni di donne in più che lavorano, in una situazione economica come quella odierna, caratterizzata da un calo della domanda di manodopera nel lungo periodo per effetto dell’avanzamento tecnologico, vorrebbe dire altrettanti uomini in meno che lavorano.
Chissenefrega che in alcuni settori, come l’istruzione, lavorano molte più donne che uomini! Le “quote di genere” vanno laddove bisogna favorire le donne…
Chissenefrega che il 94% delle “morti bianche” sono uomini! È quel 6% di donne morte sul lavoro a costituire un vero caso nazionale…
Chissenefrega che l’80% dei senzatetto sono uomini! È quel 20% di donne a costituire una preoccupazione…
Chissenefrega dei milioni di padri separati usati come bancomat-man! Bisogna invece rendere obbligatorio il congedo “parentale” per gli uomini… un po’ come se in una gara podistica si recidesse un tendine agli atleti più veloci per… non discriminare quelli più lenti.
Chissenefrega della misandria di cui trasudano media, spettacoli, film e telefilm, pubblicità di vario genere! Chissenefrega della denigrazione costante e strisciante a cui è sottoposta la figura maschile da anni! È un tizio che negli spogliatoi dice che le donne vanno appresso soldi e potere a costituire un caso di “acerrima misoginia”…
Chissenefrega di schiaffoni, pugni e calci che le donne elargiscono con grande generosità in film, telefilm, spot pubblicitari e quant’altro! Dell’esaltazione della violenza femminile come fosse un atto “dovuto”! È la violenza sulle donne ad essere condannata. Mica si chiarisce il concetto basilare che anche le donne devono tenere le mani a posto e il fatto di essere donne non dà loro diritti “supplementari”…
Se la maggior parte dei suicidi sono uomini è perché sarebbero “deboli”. Se fossero state donne si aprirebbe un altro caso nazionale e internazionale.
Se gli uomini campano sette anni in media meno delle donne tutto è normale e va bene. Se fosse l’inverso… altre filippiche su chissà cosa subirebbero le donne in questa bieca società eternamente maschilista e patriarcale che non concederà mai abbastanza favori e grazie al sesso femminile…
Ma poi chi sono in fondo gli uomini se non carne da macello?! Quanti a chilo?
Immaginate milioni di donne mandate al fronte a combattere e a morire…

L’autrice africana dell’ultimo pamphlet asserisce che bisogna parlare di “genere” (ma forse sarebbe più corretto parlare di sessi…) perché le donne avrebbero problemi specifici in quanto donne. Agli uomini è concesso parlare di problemi specifici solo se… neri. Dice poi che anche un uomo povero usufruisce di vantaggi rispetto alle donne per il fatto  di essere uomo. Se trovate per caso i miei vantaggi di uomo in giro a bighellonare fatemelo sapere perché sono anni che li aspetto e non li ho mai trovati…
A me sinceramente sembra che i cittadini di serie B, negli ultimi anni (almeno), siano proprio gli uomini.
Sono loro ad essere trattati come tali.

Ma poi vien da chiedermi come sono stati fatti dei calcoli tipo quelli riguardanti le attività lavorative… non retribuite. Se non sono retribuite come sono state calcolate? E come inciderebbero sul PIL?
Mi sembra azzardato sostenere che una massaia produca più valore aggiunto di un ingegnere informatico, uomo o donna che sia.
Mi vien da domandarmi, altresì (e soprattutto), perché certe forzature per imporre parità numeriche. Perché tutta questa fretta?
Le donne nei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa erano in aumento. Dell’1% l’anno… e allora? Seppure vi fossero dovuti 30 anni per arrivare al fatidico 40% e vincere il “premio parità” (c’è un premio, giusto?) qual è il problema? Non è meglio lasciare che la cultura di un popolo metabolizzi i cambiamenti coi suoi ritmi e che i cambiamenti avvengano dal basso, magari anche un po’ alla volta?
Questi cambi forzosi attraverso editti di palazzo, imposti dall’alto, non sono solo odiosi e provocano scompensi nel medio-lungo periodo, ma danno adito a sospetti che si stia agendo per interessi poco popolari e piuttosto elitari...
In ogni caso non ci meravigliamo se teste calde come Trump vanno alla presidenza USA: se sono queste cose a costituire la “alternativa” a loro… andranno avanti per un bel po’ mi sa.
Concludo con un invito a leggere un bellissimo libro di Warren Farrell, “Il mito del potere maschile”. Non so quale casa editrice lo abbia pubblicato in Italia, io ho la versione originale statunitense. Ma penso che su internet lo si possa trovare in italiano. È un testo molto illuminante in materia.
Vi ringrazio per l’attenzione e cordiali saluti da un bieco maschio bianco etero misogino maschilista e, soprattutto, privilegiato.

Commenti

  1. Queste riviste non si prendono mai la briga,di fornire un accenno di risposta. Non hanno nulla da controbattere mi sa.

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